L'alluvione, innalzamento temporaneo delle acque in zone solitamente asciutte, rappresenta un rischio significativo per le abitazioni in Italia.
Secondo il rapporto di ISPRA e SNPA, l'urbanizzazione e l'incremento delle attività economiche aumentano la probabilità e l'impatto delle alluvioni. Inoltre, il territorio italiano, con distanze limitate tra reticolo idrografico e montagne/mare, è suscettibile a "flash floods" o piene repentine. Studi recenti indicano un aumento della frequenza di tali eventi, collegato a variazioni climatiche e crescita urbana. La rilevanza del rischio alluvione è in costante crescita, rendendo cruciale un'approfondita valutazione del rischio per le abitazioni.
Con oltre 620.000 frane registrate dal 2008, l'Italia è uno dei paesi europei più colpiti da questi fenomeni. L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sottolinea che l'espansione delle aree urbanizzate contribuisce significativamente ad aumentare il pericolo di frane.
La pericolosità da frana rappresenta la probabilità di un evento distruttivo, e la sua rilevanza è cruciale per la sicurezza delle abitazioni italiane.
La pericolosità sismica, rappresentata dallo scuotimento del suolo, è un aspetto cruciale da considerare nella valutazione dei rischi per le abitazioni in Italia. Il nostro Paese, infatti, è uno dei più a rischio nel Mediterraneo, con una storia sismica intensa e impatti significativi su scala sociale ed economica.
La posizione geografica della Penisola italiana, tra la zolla africana e quella eurasiatica, la rende soggetta a forti spinte compressive. Con un numero elevato di terremoti registrato negli ultimi anni, l'Italia presenta un elevato livello di rischio sismico. La vulnerabilità risiede soprattutto nella fragilità del patrimonio edilizio.
La siccità, una condizione meteorologica temporanea con significativa diminuzione delle precipitazioni rispetto alla media climatica, minaccia oltre un quinto del territorio italiano.
Gli inverni secchi, con una riduzione del 33% delle precipitazioni, hanno accentuato il rischio di desertificazione, con impatti critici sull'agricoltura e la diminuzione delle aree verdi urbane.
Il radon, gas naturale radioattivo derivante dal decadimento dell'uranio, è considerato pericoloso per la salute umana. Le particelle alfa che emette possono danneggiare il DNA e aumentare il rischio di cancro al polmone se inalate.
Classificato come cancerogeno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), il radon si trova diffusamente nel suolo, nelle rocce e nelle abitazioni, soprattutto in quelle costruite con materiali vulcanici o derivati da cave. Inoltre, essendo un gas, il radon può infiltrarsi negli edifici attraverso il suolo, con livelli potenzialmente pericolosi per la salute umana, specialmente in ambienti chiusi come case, uffici e scuole.
Il vento forte, evento naturale potenzialmente pericoloso, può causare danni diffusi e rappresentare una minaccia per le persone, soprattutto nelle vicinanze di piante e strutture.
Nel settore agricolo, il rischio vento assume una particolare rilevanza. Tornado, trombe d'aria e bufere sono fenomeni meteorologici violenti, con raffiche di vento che superano i cento chilometri orari, potenzialmente provocando danni significativi ai tetti delle abitazioni, capannoni e causare la caduta di alberi, con conseguenti rischi per beni mobili e immobili.
Il termine "Eternit" identifica il cemento-amianto, rinomato per la sua resistenza ma anche tristemente noto per i suoi potenziali effetti nocivi. In Italia, circa 108.000 siti sono segnalati per la presenza di amianto, con stime dell'Osservatorio nazionale amianto che indicano ancora circa 40 milioni di tonnellate nei nostri edifici.
La pericolosità dell'amianto è legata alla liberazione di fibre nell'aria. Manufatti più friabili, come rivestimenti di tubazioni, possono facilmente rilasciare polveri. Evitare interventi fai-da-te è cruciale, poiché la pericolosità aumenta con il deterioramento del manufatto. Bonifiche autonome in presenza di amianto, come tettoie o pavimentazioni, non solo sono incaute ma anche illegali.
Il particolato, noto come PM o polveri sottili, è una miscela complessa di particelle solide e/o liquide sospese nell'aria, con potenziali impatti gravi sulla salute di cuore e polmoni.
Gran parte del PM 2.5, proveniente da attività antropiche, contiene polveri minerali e composti come nitrati, solfati, ammoniaca e sali. La sua origine, prevalentemente legata a attività industriali, rende essenziale affrontare questo rischio per salvaguardare la salute pubblica.
Il PM10 si trova nell'aria a causa di eventi naturali come l'erosione, la formazione di aerosol marino e gli incendi, oltre alle attività umane, come l'uso di combustibili fossili e biomasse.
Le fonti antropiche includono la combustione di legna e pellet per il riscaldamento degli edifici. Affrontare questo rischio è essenziale per preservare la qualità dell'aria e la salute pubblica.
L'indice di rischio incendi condensa l'impatto congiunto del pericolo e della vulnerabilità degli incendi su persone, ecosistemi e beni nelle aree a rischio in Italia. Classificato in tre categorie (bassa, intermedia, alta), l'indice fornisce un punteggio percentuale da 0% a 100% per ciascuna classe, evidenziando la prevalenza del rischio a livello regionale e locale.
Derivato da fattori come lo storico degli incendi, tipo di vegetazione, caratteristiche del terreno e clima, il rischio incendi offre una visione integrata della probabilità e delle conseguenze degli incendi sul territorio italiano. La vulnerabilità è determinata da residenti, indicatori ecologici e costi ipotetici di ripristino. Inoltre, il pericolo comprende la probabilità di innesco e il comportamento dell'incendio una volta iniziato.
La subsidenza, movimento verticale del suolo, può provocare gravi danni alle costruzioni. Da deformazioni superficiali a danneggiamenti delle strutture sotterranee, fino a rischi più grandi come crolli di edifici e fratture di strade e ponti.
In Italia, regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia e Friuli Venezia- Giulia sono particolarmente esposte, coinvolgendo moltissimi Comuni. La probabilità di velocità degli scostamenti del terreno, espressa in mm annui, è influenzata dalla composizione del terreno, un elemento chiave da monitorare, specialmente nelle Regioni a rischio.
Il rischio industriale si riferisce alla potenziale esposizione a sostanze nocive presenti negli (ex) impianti industriali, con conseguenze dirette sulla salute e sull'ambiente circostante.
Il rischio è identificato dalle presenza di sostanze denominate PFAS, utilizzate in diverse industrie e conosciute per la loro persistenza nell'ambiente e il potenziale impatto sulla salute. Queste sostanze, non degradandosi, contaminano aria, suolo e acqua, rappresentando un importante pericolo per le aree interessate. Esse sono strettamente correlate a cancro, infertilità e gravano annualmente sui sistemi sanitari europei per circa 70 miliardi di euro.
Le ondate di calore sono periodi prolungati di almeno 3 giorni consecutivi caratterizzati da temperatura oltre la media stagionale. Questi eventi meteorologici, possono innescare emergenze sanitarie, aumentando l'eccesso di mortalità e causando impatti socioeconomici negativi.
Secondo lo scenario RCP4.5, che indica un controllo graduale delle emissioni di gas serra, ma con un progressivo aumento delle concentrazioni atmosferiche nei prossimi 50 anni, tali eventi meteorologici si intensificheranno, diventando una minaccia sempre più gravosa per la salute pubblica.
Secondo lo scenario RCP8.5, che rappresenta uno scenario nel quale non vengono presi provvedimenti in favore della protezione del clima e le emissioni di gas a effetto serra aumentano in modo continuo, tali eventi meteorologici si intensificheranno, diventando una minaccia sempre più gravosa per la salute pubblica.
Le ondate di freddo sono periodi prolungati di tempo che si verificano principalmente in inverno. Sono comprese tra due e dieci giorni consecutivi, in cui le temperature sia massime che minime, scendono al di sotto della media annuale.
Le ondate di freddo provocano ripercussioni sulla salute umana, sui sistemi di trasporto, su infrastrutture e consumi energeticie e si osserva un conseguente incremento giornaliero di mortalità nelle categorie a rischio. Possono causare disagi e danni socio-economici, influenzando l'approvvigionamento alimentare, l'agricoltura e l'allevamento.